"I blogger? Sono solo narcisisti digitali.
Il web partecipativo? Milioni e milioni di scimmie esuberanti
che stanno dando vita a una foresta infinita di mediocrità.
Google? La versione 2.0 del Grande Fratello.
Wikipedia? Un’enciclopedia fatta da ignoranti per ignoranti...
si sta imponendo una cultura del narcisismo digitale in cui si utilizza Internet
per diventare noi stessi le notizie, l’informazione”.
Andrew Keen ( The Cult of the Amateur)
Il narcisismo indica una condizione psicologica ma anche culturale e sul piano personale esso assume sia connotazioni sane che patologiche: parliamo di un narcisismo sano o “normale” quando l’investimento su se stessi è sinonimo di autostima e di amor proprio; esso invece, diviene patologico quando l’amore è diretto solo verso se stessi e si è incapaci di rivolgere la propria affettività ad altri. Da un punto di vista culturale, invece, il narcisismo corrisponde ad una mancanza di valori, di superficialità e di senso di umanità che porta gli individui a disinteressarsi a ciò che li circonda. La nostra società è caratterizzata da una cultura narcisistica in cui si è devoti ai mezzi di comunicazione di massa elettronici, i quali si incentrano su immagini superficiali ignorando sostanza e profondità. Con il termine Narcisismo digitale si fa riferimento all’apparire e all’esibirsi sul web con propri scritti, foto, video e messaggi. Ad alimentare il narcisismo digitale vi è l’Ego-surfing, il cui termine deriva dall’inglese to surf, ossia navigare, termine che è entrato nell’Oxford English Dictionary nel 1998.
L’ego-surfing non è altro che la ricerca smodata d’informazioni su se stessi; di solito sono stati usati per tale scopo i soliti motori di ricerca quali: google, libero ecc., ma adesso che il fenomeno dell’ego-surfing dilaga sono disponibili on-line motori di ricerca appositamente creati per controllare la propria presenza in rete. Tra questi motori di ricerca vi è l’Egosurf, che consente di inserire il proprio nome e l’indirizzo del proprio sito web o blog; vi è poi l’ODOS, che consente di misurare il proprio status on-line e consiste nell’inserire i propri profili di social network: il sistema elabora automaticamente un punteggio ricavato non solo dalla presenza on-line dell’utente ma dalla frequenza delle attività. I creatori di Odos affermano che lo scopo del servizio è quello di aiutare gli utenti a prendere dimestichezza con il proprio status digitale affinché essi possano difendersi dagli abusi. Magnocavallo, il creatore di BlogsBabel, uno dei più importanti siti che classicizza i blog italiani, sostiene che sono proprio i blogger ad essere soggetti al narcisismo digitale, i quali soffrono, intavolano discussioni e gioiscono in base alla posizione che occupano nella classifica di BlogBabel. Secondo lo studio condotto dal Pew Internet & American Life Project almeno un navigatore su due ricerca il proprio nome su un motore di ricerca al fine di valutare la propria rilevanza in Internet.
Questo dato risulta preoccupante in quanto il narcisismo digitale può portare all’emergere di alcune patologie, quali la depressione per l’assenza di popolarità sul web o l’esaltazione dovuta alla presenza e fama sui motori di ricerca.
Un altro fenomeno che meriterebbe ulteriore approfondimento è l'uso del web (è in particolare di fb) come "auto-cura" di ferite narcisistiche che alcune persone fanno più o meno coscientemente. Mi sono personalmente imbattuta in diversi casi nel periodo della mia frequentazione "osservativa-partecipativa
Sul web, ho potuto constatare che spesso si crea un circolo vizioso, si verifica ciò che diceva Karl Kraus della psicoanalisi "è quella malattia mentale di cui crede di essere la terapia."
Ed è proprio ciò che hai fatto nel tuo post: narcisismo digitale. Hai accusato dei quasi perfetti sconosciuti per ciò che pubblicano magari sulla loro pagina di facebook o sul loro blog nel tentativo di comunicare con "gli altri" del web e cercare di contenere la frustrazione di essere connessi a miliardi di persone di tutto il globo.
RispondiEliminaNel tuo post non hai portato niente di concreto all'attenzione dei lettori ma hai solo pubblicizzato questo neologismo, e infine non hai neppure menzionato qualche modo per risolvere il problema.
Il web è così e non si possono approfondire argomenti complessi con un numero così grande di sconosciuti perché verrebbero fuori pagine e pagine di discussione dalle quali non si capisce nulla alla fine.
Il mio consiglio è:
- prendi ciò che ti serve dal web
- divertiti per quello che alcuni scrivono e riflettici sopra
- magari scrivi anche tu qualche cazzata
- e infine ma non meno importante: non rompere i coglioni!
Questa è una nota pubblicata diverso tempo fa sulla pagina facebook di EcologicalMind (se la cerchi la trovi fra le note), prendendo spunto da una riflessione in merito di Andrew Keen. L'intento non è quello di "rompere" o tantomeno risolvere determinate problematiche ma di farne spunto di riflessione e discussione. L'apertura del blog rispetto alla omonima pagina fb risponde all'esigenza di recuperare uno spazio di "confronto" e di approfondimento. Sul fatto di essere trasversali e di avere anche una certa leggerezza nell'approccio al web concordo pienamente. L'importante è avere un atteggiamento di "apertura" e non avere idee precostituite sull'uso degli strumenti di comunicazione. In questo abbiamo già avuto importanti conferme di come la rete possa essere non solo "cazzeggio" ma strumento potentissimo di lotta e rivolta. Ciao e grazie per aver commentato.
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