L'Omo (un tempo chiamato Omo Bottego) è un fiume
dell'Etiopia.
Nasce nell'altopiano etiopico e dopo 760 km sfocia nel lago
Turkana passando in questo modo dai circa 2500 metri di altezza delle sorgenti
ai 500 metri di altezza del lago. Il notevole dislivello rende il flusso
dell'Omo impetuoso, interrotto solo da alcune cascate come quelle di Kokobi.
L'Omo è pertanto navigabile solo nel suo corso finale prima di sfociare nel
lago Turkana.
L'Omo riceve numerosi affluenti tra cui il Gogeb, il Wabi,
il Mago ed attraversa i parchi nazionali di Mago e Omo ricchi di fauna.
L'intero bacino dell'Omo ha una notevole importanza sia
archeologica che geologica: qui sono stati trovati numerosi fossili di ominidi,
risalenti ad epoche del Pliocene e del Pleistocene. Fra questi reperti sono
stati ritrovati soprattutto scheletri appartenenti al genere australopithecus e
homo, insieme ad utensili di quarzite risalenti a circa 2,4 milioni di anni fa.
Per questo nel 1980 la valle dell'Omo è stata inserita nell'elenco dei
Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
L'Omo, al pari del Nilo, ha destato alla fine dell'Ottocento
notevoli perplessità circa il suo corso e le sue sorgenti. Numerosi
esplorazioni cercarono invano di scoprire il mistero dell'Omo. Vi riuscì infine
Vittorio Bottego nel corso della sua seconda spedizione del 1895-97 in cui
l'esploratore italiano trovò la morte. Bottego raggiunse la valle dell'Omo il
29 giugno 1896 e ne seguì il corso fino alla foce nel lago Turkana (allora chiamato
Rodolfo) dopodiché la spedizione risalì il fiume ed il 1º gennaio 1897 entrò
nel bacino del Nilo.
Sul fiume Omo si sta costruendo una gigantesca diga La Diga
Gilgel Gibe III è un diga in costruzione alta 243 metri collegata ad una
centrale idroelettrica sul fiume Omo in Etiopia. Una volta completata sarà la
più grande centrale idroelettrica dell'Africa con una potenza in uscita di
1870MW raddoppiando così la capacità installata in Etiopia di 814MW (nel 2007)
La Diga Gibe III fa parte di una serie di dighe che includono le già esistenti
Gibe I e Gibe II. Ad oggi sono in via di pianificazione la Diga Gibe IV
(1472MW) e la Gibe V (560MW).
Le dighe esistenti e quella in via di costruzione sono di
proprietà e operano sotto la statale Ethiopian Electric Power Corporation
Il completamento della diga è progettato per il luglio 2013.
L'appalto per la costruzione della diga è stato vintonel
2006 dall'italiana Salini Costruttori. Il progetto è stato vinto dallo Studio
Pietrangeli e in supervisione di ELC-COB (ELC Electroconsult - Coyne et
Bellier).
Attorno alla diga sono nate difficoltà finanziare, mancanza
di trasparenza e accertamenti sull'impatto sociale e ambientale.
L'accertamento afferma che il progetto causerà un minimo
impatto ambientale e sociale, sebbene siano in molti a vedere delle pecche in
termini di obiettività e precisione. Il governo italiano ha annunciato che non
concederà più il prestito previsto di 250 milioni di euro, a causa delle
perplessità sull'impatto sulle popolazioni locali.
Ora è la Banca Mondiale che finanzia le linee elettriche
della controversa diga Gibe III.
L’Etiopia non ha consultato nessuna comunità indigena in
merito alla costruzione della Gibe III o ai suoi aggressivi progetti
agro-industriali, che devasteranno la bassa Valle dell’Omo, un sito
riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. La diga, inoltre,
colpirà anche molte comunità tribali che vivono oltre il confine con il Kenya,
vicino alle sponde del lago Turkana, il lago desertico più grande del mondo. La
decisione di sostenere una tale controversa iniziativa viola le linee guida
della Banca Mondiale sulla salvaguardia dei diritti dei popoli indigeni e sul
reinsediamento forzato.
La diga minaccia di distruggere i mezzi di sussistenza e la
sicurezza alimentare degli oltre 200.000 indigeni che vivono nella bassa Valle
dell’Omo. Nonostante le opposizioni a questo progetto (Survival International e
Human Rights Watch sono in prima linea in questa battaglia) continuano le
operazioni governative di spianatura delle terre della bassa Valle dell’Omo per
la loro trasformazione in redditizie piantagioni di canna da zucchero e cotone
(che potranno essere irrigate grazie alla presenza della diga), nell’area si
stanno diffondendo anche violenti furti di terra, reinsediamenti forzati e abusi
dei diritti umani.
Sotto il link di Survival per firmare la petizione “STOP
GIBE III”
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ph Eric Lafforgue |